Gestione attiva e trading. Un rischio per i tuoi risparmi?

Regolare come un tormentone estivo, torna anche quest’anno il dibattito tra gestione passiva e gestione attiva. Lo stock picking ed il market timing si confermano valide nel breve, ma nel lungo periodo la gestione passiva non conosce rivali, bruciando gestione attiva e trading.

Innanzitutto se ancora non avete le idee chiare su cosa sia gestione attiva e cosa la gestione passiva potete leggere questo post

Fatta la premessa, diciamo che il dibattito si è riacceso a partire dai dati pubblicati da Goldman Sachs sulle performance dei fondi attivi da inizio anno e fino a maggio. Stando ai numeri della banca d’affari, sul mercato statunitense, il 56% dei fondi comuni di investimento ha sovraperformato il proprio benchmark di riferimento. Una percentuale che non si vedeva dal 2007. Ma il dato ancora più interessante è che se aumentiamo l’orizzonte temporale dell’analisi a 10 anni, la percentuale di fondi capaci di fare meglio dell’indice di riferimento scende al 38%.

Una grossa mano alle gestioni attive è sicuramente arrivata dall’aumento della volatilità sui mercati finanziari. Dopo anni di sostanziale calma piatta, le oscillazioni dei prezzi hanno cominciato ad aumentare. Il rapporto tra gestione attiva e passiva calcolato da Morningstar (Active/Passive Barometer) è passato dal 26% del 2016 al 48% del 2017.

Volatilità e gestione attiva sembrano quindi avere un certo legame che il lungo periodo tende a spezzare, favorendo la gestione passiva.

A questo proposito diventano ancora più significativi i dati (2017) forniti da S&P Dow Jones Indices; in particolare quelli relativi alla percentuale di fondi battuti dal proprio benchmark a 3, 5 e 10 anni.  Prendendo ad esempio i fondi che dichiarano lo S&P500 come benchmark, i dati ci dicono che a 5 anni il 97% dei fondi aveva una performance peggiore dell’indice.

Non sembra esserci partita. Se dovete investire con un orizzonte temporale diverso dal breve, la gestione passiva è quasi obbligatoria.

Se invece il vostro scopo è fare gestione attiva e trading, forse è meglio ricordare qualche ricerca fatta non molti anni fa (nel 1996) e pubblicata sul The Journal of Finance, con il poco rassicurante titolo “Il trading è un rischio per la vostra ricchezza”. Gli autori (i professori Barber e Oden) effettuarono un’indagine tra le famiglie americane impegnate in attività di trading per 5 anni (quindi con un orizzonte temporale non di breve). I risultati dimostrarono che il rendimento medio dell’attività di trading fu del 3,7% inferiore rispetto all’andamento del mercato; e più le famiglie intensificavano l’attività di trading, più i risultati tendevano a peggiorare.

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