Una volta definito un obiettivo di investimento si deve tracciare la rotta per raggiungerlo. La rotta non è altro che l’asset allocation personalizzata, il benchmark del risparmiatore. Definita la rotta si costruisce la nave, qui si affrontano l’active risk ed il misfit risk.
Definire un obiettivo di investimento significa quantificarne il valore finale, il tempo, la probabilità di acquisizione, il capitale iniziale a disposizione e le rate di risparmio periodico. Questo set di dati permette di calcolare la giusta asset allocation in grado di raggiungere l’obiettivo. Si tratta cioè di definire la matrice rischio/rendimento che, nell’orizzonte temporale prescelto, mi permette di arrivare al capitale finale.
L’asset allocation così creata diventa il benchmark del nostro investitore o, in altri termini, la possiamo definire come il target portfolio. Essa definisce la rotta che devono seguire i nostri investimenti per raggiungere il porto di arrivo.
Definita la rotta occorre, materialmente, costruire l’imbarcazione che solcherà il mare in direzione dell’obiettivo. La nave non sarà altro che l’insieme degli strumenti e dei prodotti finanziari che andremo ad utilizzare, sarà cioè il nostro portafoglio. E’ in questa fase della pianificazione che può sorgere il rischio di misfit. Il misfit risk non è altro che la divergenza tra il benchmark del risparmiatore ed il benchmark aggregato dei prodotti finanziari utilizzati.
Per esempio si può ipotizzare che l’asset allocation dell’investitore preveda un 50% investito in Azioni USA ed un 50% in Obbligazioni a breve termine. Se investiamo in due fondi comuni che hanno come benchmark, rispettivamente le azioni USA Large Cap e le Obbligazioni a breve termine High Yeld, avremo una divergenza tra la matrice rischio/rendimento del target portfolio (la nostra rotta) ed il rischio/rendimento del “normal portfolio” (il benchmark aggregato dei due fondi). Da un lato un fondo investe in un sottoinsieme di azioni USA e dall’altro le obbligazioni high yeld hanno un profilo di rischio completamente diverso rispetto alle generiche obbligazioni a breve termine. Il misfit risk è sempre da evitare in quanto più si diverge dal benchmark del risparmiatore e più l’investimento diventa instabile.
L’active risk si presente invece nel momento in cui si va a confrontare la performance del benchmark aggregato dei gestori con la performance del portafoglio. L’active risk rappresenta il rischio che la gestione finanziaria dei fondi faccia meglio o faccia peggio rispetto al loro benchmark di riferimento. L’active risk è, naturalmente, desiderabile nel caso in cui la differenza tra risultato della gestione e benckmark sia positiva. Per la stabilità della rotta è comunque bene che anche l’active risk sia minimizzato.
L’active risk ed il misfit risk sono due misure di rischio che, assieme alla selection (la differenza tra la performance del benchmark del risparmiatore e quella del portafoglio), permettono di definire l’efficienza del piano di investimento; minore è l’incidenza di active risk e misfit risk e maggiore sarà la convergenza del portafoglio alla rotta stabilita.