La direttrice generale dell’FMI, da Berlino, lancia un monito sulla salute dell’economia mondiale. Nuvole nere si stagliano all’orizzonte.
“Il sole splende sull’economia mondiale, ma le nuvole che si addensano all’orizzonte, da sei mesi a questa parte, diventano sempre più scure, di giorno in giorno, e ancor di più da questo weekend”
Queste le parole usate da Christine Lagarde, direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale, per sintetizzare la situazione dell’economia mondiale. La crescita persiste (+3,8% nel 2018, +3,9% nel 2019) ma si sono fatti più concreti i segnali di destabilizzazione, peraltro già sottolineati in precedenti dichiarazioni. Le tensioni geopolitiche, la possibile guerra commerciale tra USA ed Europa (più probabile dopo la recente disfatta del G7) ma anche fattori prettamente economici come la politica fiscale restrittiva delle Banche Centrali, la fine dello stimolo fiscale negli USA e le previsioni di crescita della Cina.
Come si nota dal grafico qui sopra, Europa e Giappone presentano gli “scarti” più evidenti tra le aspettative di crescita del 2018 e del 2019. Gli indicatori macro arrivati in questi mesi sembrano confermare lo scenario.
L’indice Eurocoin, sviluppato dalla Banca d’Italia e che fornisce in tempo reale una stima sintetica del quadro congiunturale corrente nell’area dell’euro, è calato a maggio per il terzo mese di fila (0,55 da 0,76). L’indice Ihs Markit Pmi composito della zona euro scende a giugno a quota 54,1, dato più basso da novembre 2016 ed appena 4 punti sopra la soglia che divide l’espansione economica dalla contrazione. Analizzando i dati dei singoli paesi colpisce in particolar modo la Germania, dove gli ordinativi all’industria, ad aprile scorso, hanno fatto registrare il quarto calo mensile consecutivo. Restringendo il campo all’economia nazionale, i segnali rimangono negativi; il calo degli ordinativi e dei consumi fanno presagire un rallentamento della crescita nel corso dell’anno.
La fiducia degli investitori della zona euro, altro indicatore interessante, è sceso in giugno per la quinta volta consecutiva, portandosi ai minimi da ottobre 2016. Le aspettative economiche sono scese al livello più basso dall’agosto del 2012.
Oltreoceano, negli USA, i segnali sono decisamente più contrastanti. Lo stimolo fiscale ed un robusto mercato del lavoro paiono per il momento tenere lontano scenari recessivi. Tuttavia nei prossimi giorni è attesa la decisione della Fed in merito ai tassi di interesse – quasi scontato un ulteriore rialzo – che potrebbe essere accompagnata da dichiarazioni non più convintamente ottimistiche sul futuro prossimo dell’economia a stelle e strisce.
Il clima sta decisamente cambiando e lo sta facendo partendo da Est (Eurozona). Le nuvole nere, citate da Lagarde, fanno sul serio ma rischiano di abbattersi su economie tutt’altro che sanate, dopo la mega crisi finanziaria del 2008.