La crescita “infinita” del settore tecnologico. Bolla o no?

Il settore tecnologico continua a correre. Tra le tendenze che si stanno consolidando in questo primo semestre del 2018, la corsa dei titoli della tecnologia sembra tra le più interessanti. Bolla o fondamentali?

Prendendo uno dei più diffusi ETF sul Nasdaq e confrontandolo con l’indice S&P500 si nota subito come, da gennaio, la forbice a favore del settore tecnologico si sia ampliata sforando i 6 punti percentuali.

 

 

Un mercato dinamico e volatile che ruota attorno alle macchine da soldi racchiuse nell’acronimo FANGMAN (Facebook, Amazon, Netflix, Alphabet, Microsoft, Apple, Nvidia). Apple ha da poco superato una capitalizzazione di borsa di oltre 940 miliardi di dollari, Amazon la insegue con 800 miliardi. Ricordando che l’indice tecnologico americano è costruito pesando proprio la capitalizzazione delle società quotate, risulta semplice associare il rally in atto con il periodo denso di successi dei sui big player.

 

Capitalizzazione di mercato (in miliardi di dollari) P/E
ratio
Crescita annua ricavi
2017 Ricavi,
miliardi dollari
Price-to-Sales Ratio
FB $562 32 47.1% $41 13.8
AMZN $797 210 30.8% $178 4.5
NFLX $156 243 32.8% $12 13.3
GOOG $783 48 23.7% $111 7.1
MSFT $774 56 5.5% $90 8.6
AAPL $935 19 6.7% $229 4.1
NVDA $156 44 40.6% $10 16.1
Totale: $4,163 $669.0

 

Bolla o solidi fondamentali alla base dei nuovi record del Nasdaq? Qui le opinioni divergono ma la maggior parte degli analisti è convinta che l’euforia tecnologica di inizio secolo abbia lasciato spazio a piani industriali e fondamentali solidi. Ne è convinta Goldman Sachs secondo la quale le dimensioni raggiunte dai big players del settore e gli ampi margini di espansione del mercato tecnologico tengono, per il momento, distante qualsiasi evidenza speculativa.

Il settore tecnologico, spiegano Peter Oppenheimer e Guillaume Jaisson  a Bloomberg, sembra godere di una sorta di effetto “palla di neve” che rotolando a valle diventa sempre più grande. L’innovazione tecnologica sembra richiamarne altra, inducendo tutti ad adattarsi. Il caso più eclatante è forse quello legato all’ecommerce che sempre più sta sostituendo i canali di vendita tradizionali, costretti ad adottare tecnologie innovative per coniugare spazio espositivo ed acquisto telematico.

Ma la palla di neve, giunta a valle, non rischia di schiantarsi? Finchè il progresso indicherà nuove strade ed i player rimarranno relativamente pochi lo spazio di sopravvivenza sembra garantito.

In altre parole, finchè gli utili continueranno ad arrivare ed i mercati non si dimostreranno saturi, la corsa dei FANGMAN sembra poter proseguire senza inciampi; più traballante per attività volatili, come quelle dei social e dell’entertainment; decisamente più convincente quella dei costruttori di device, software e servizi di ecommerce.

Certo, non si può dire che il settore sia conveniente, anzi. I fondamentali riportati nella tabella (ripresa da questo articolo) indicano valori molto elevati per le tradizionali considerazioni di mercato. Valori di P/E che in alcuni casi doppiano la media dei titoli di questa tipologia (tra il 15% ed il 20%), il price to sales ratio, che si attesta “normalmente” tra 1 e 2, schizza a doppia cifra per Facebook e Netflix.

 

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