I ricchi? Sempre più ricchi

Da 140 trilioni di dollari a 305 trilioni di dollari. Con un ritmo di crescita patrimoniale del 6% all’anno, i ricchi continuano a diventare sempre più ricchi. Nel 2030 l’1% della popolazione mondiale deterrà i 2/3  della ricchezza del pianeta, 305 trilioni di dollari, per l’appunto.

Queste le stime diffuse da uno studio dell’House of Commons library, ripreso – fra gli altri – dal The Guardian. Un enorme travaso di ricchezza che mette a rischio la stabilità di interi sistemi economici.  Alla base del continuo allargamento della forbice un tasso di risparmio esageratamente a favore dei più ricchi che, reinvestendo i loro patrimoni, continuano ad accumulare.

Dal 2008 (proprio l’anno dello scoppio della crisi finanziaria) ad oggi la crescita annua del patrimonio dei paperoni è stata del 6%, contro un 3% del resto della popolazione. Il doppio. Per ritrovare una distanza così marcata tra ricchi e poveri occorre tornare al secolo scorso, alla vigilia della prima guerra mondiale, nel 1913. Ipotizzando un trend costante nel tempo la massa di ricchezza nelle mani della popolazione più ricca del pianeta raggiungerà nel 2030 la cifra monstre di 305 trilioni di dollari, i 2/3 della ricchezza mondiale.

Il meccanismo si è inceppato, drammaticamente inceppato. Negli USA la divergenza tra ricchi e poveri inizia ad essere esplicita nel settore educativo. Su 100 bambini appartenenti al 10% di popolazione più povera, solo 20-30 riescono ad arrivare al college. Dall’altra parte della barricata, i figli del 10% della popolazione più ricca hanno una percentuale di ingresso nei college attorno al 90%.

Non garantire l’accesso all’istruzione è un danno per tutti. Una ricerca condotta dall’EAB dimostra come statisticamente gli studenti provenienti da famiglie meno abbienti ottengano risultati superiori rispetto alla media. La stessa ricerca sottolinea come spesso gli stessi istituti, pur avendone la possibilità, non mettono in atto tutte le azioni necessari per garantire un ampio accesso alle loro aule.

Non pare strano, quindi, che i risultati di un sondaggio condotto da Opinium e citato dal The Guardian, indichino chiaramente una preoccupazione da parte dei cittadini per la futura gestione delle nazioni. Alla domanda su chi saranno i soggetti più potenti nel 2030, il 34% ha risposto i super-ricchi, contro il 28% che ha indicato i governanti delle nazioni. E sono proprio i governanti i grandi assenti, fino ad ora, del dibattito. Qualcosa pare muoversi. A novembre si terrà a Buenos Aires un summit del G20 dedicato esclusivamente al tema della crescita inclusiva, nel frattempo un altro 6% di ricchezza si sarà delicatamente posato nei forzieri dell’1% della popolazione mondiale.

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