MIFID 2, salto di qualità o ennesima occasione persa?

A quasi un mese dall’entrata in vigore della MIFID 2, la nuova direttiva europea sui servizi di investimento, facciamo un po’ il punto della situazione.

La MIFID 2 è stata annunciata come una possibile risposta ai recenti disastri causati da un distorto rapporto tra banca e cliente risparmiatore. La parola chiave principale della direttiva sembra essere la trasparenza. Trasparenza nella costruzione dei prodotti finanziari e nella sua distribuzione. Trasparenza sui costi dei servizi erogati ed infine trasparenza sui dati di negoziazione degli strumenti finanziari, specie in mercati otc (non regolamentati).

Uno dei grandi temi affrontati è quello della consulenza. Si è detto che con la MIFID2 si passa da una logica di prodotto ad una logica di servizio. Il legislatore europeo rafforza il concetto della separazione tra chi produce soluzioni finanziarie e chi consiglia ed assiste un risparmiatore nella gestione dei propri risparmi.  La consulenza finanziaria autonoma ed indipendente è remunerata direttamente dal cliente con un sistema a parcella mentre la consulenza finanziaria “dipendente” può prevedere incentivi e provvigioni sullo strumento piazzato. Banche ed altri intermediari possono fare consulenza anche indipendente, dice la normativa, purchè sia fatta con strutture diverse ed in una logica di assoluta trasparenza dei costi.

In linea di principio le banche potrebbero aprire strutture dedicate alla consulenza finanziaria indipendente mettendo nero su bianco che è il cliente a remunerare il servizio e che, data l’indipendenza, il cliente può tranquillamente non avere un conto presso quella banca.

In un mondo perfetto sembrerebbe la definitiva soluzione ad un macigno chiamato conflitto di interesse. Sarà così? Per il momento le cronache ci raccontano di istituti affacendati ad affiancare tutor interni ai proprio dipendenti per poter proseguire l’attività di “consulenza non indipendente” ed a sbrigare la parte burocratica della faccenda. Profilare i clienti in maniera più precisa e renderli realmente coscienti dei conflitti di interesse sarà forse l’unico grande obbiettivo raggiungibile con l’applicazione della MIFID 2 al settore bancario.

L’altro grande tema della direttiva è quello relativo ai costi degli strumenti finanziari. Come detto in precedenza la parola chiave che ha guidato il legislatore è la trasparenza e la MIFID 2 impone completa trasparenza sui costi degli strumenti finanziari e dei servizi collegati. Per fare tutto questo le banche dovranno predisporre un prospetto semplificato (KID) nel quale inserire tutti i costi che il risparmiatore dovrà sobbarcarsi sottoscrivendo un determinato prodotto/servizio. I costi andranno resi espliciti, divisi per ogni singola voce, espressi in valore assoluto ed in percentuale. Insomma, una vera rivoluzione che se effettivamente messa in pratica e resa fruibile all’investitore può inziare a ridurre quella asimmetria informativa che da sempre penalizza il cittadino/risparmiatore nei confronti della banca.

Tutto questo rappresenta anche un epocale cambiamento per i risparmiatori, con la MIFID2 aumenta la protezione nei confronti degli istituti finanziari ma serve uno scatto culturale, la capacità di informarsi di più e di iniziare finalmente anche nel nostro paese ad utilizzare la consulenza finanziaria indipendente. Su queste questioni si deciderà il successo o meno della direttiva e sapremo se sarà stato un salto di qualità o l’ennesima occasione persa.

 

 

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