Nella sua consueta lettera agli azionisti l’oracolo di Omaha, Warren Buffet, prova a vedere il bicchiere mezzo pieno. E’ un Warren Buffet “elettorale” quello che si presenta ai propri azionisti con la consueta lettera annuale. Se la prende con i politici che continuano a parlare solo di problemi e che rischiano di minare la fiducia di milioni di famiglie americane sul futuro dei propri figli. Ma, sottolinea Buffet, questi figli sono tra le generazioni più fortunate mai apparse sul suolo americano ed il loro futuro non potrà che essere migliore rispetto a quello delle generazioni precedenti.
Buffet si sofferma sulla dinamica demografica; la popolazione degli Stati Uniti cresce con un ritmo dello 0,8% all’anno. Il contributo che questa crescita demografica porta, in termini di ricchezza procapite prodotta, è di circa l’1,2%. Nel giro di una generazione (25 anni), questo contributo arriva a circa il 34%, 19000 dollari di ricchezza in più per singolo cittadino. Se le dinamiche sono queste, afferma Buffet, i politici non dovrebbero affatto temere il futuro dei propri figli.
Ma un problema, pesante, c’è in questa visione, a riconoscerlo è lo stesso Buffet. Il problema si chiama redistribuzione della ricchezza. Perchè il gioco regga è necessario che la ricchezza sia redistribuita tra le varie classi sociali (termine vecchio ma efficace).
Buffet riconosce che gran parte dei benefici derivati dalla crescita dell’ultimo ventennio sono finiti nelle tasche delle classi più agiate. Per Buffet la soluzione è nella partecipazione. Far percepire tutti i lavoratori parte del progresso della nazione è l’unico sistema per permettere che la crescita del paese diventi stabile e duratura. Chi ha voglia di lavorare ma vede le sue competenze non riconosciute dalle dinamiche del mercato del lavoro, deve poter contare su una rete di sicurezza che gli consente di rimanere sul mercato, eventualmente aggiungendo nuove competenze al suo bagaglio.
Chi può fare tutto questo? Naturalmente lo Stato, con una serie di strumenti quali un Earned Income Tax Credit (un credito d’imposta per i redditi medio bassi) riformato ed esteso che crei un salvagente e consenta livelli di vita dignitosi anche a fasce di lavoratori con qualifiche non più spendibili sul mercato.