Hollande si dà al renzismo, ma l’economia arranca

Renzi e Hollande. Foto quotidiano.net

Brutte nuove per la Francia che vede la sua economia sempre più in difficoltà mentre il presidente Hollande prova la “svolta renziana” (ammesso che ne esista una).

La lettura flash dell’indice PMI composito (manifattura e servizi) di giugno segna un triste 48.0 in peggioramento dal già grigio 49,3 di maggio, ancora più lontano dalla soglia di galleggiamento dei 50 punti. Ma le cattive notizie non finiscono qui, a diminuire sono anche gli ordinativi segno questo di un indebolimento che non cesserà nemmeno nei prossimi mesi. La mal messa congiuntura si riverbera anche sull’occupazione e così a giugno le imprese hanno tagliato il personale per l’ottavo mese consecutivo.

Da Markit, la società che si occupa di redigere l’indice, chiosano laconicamente: “aziende e consumatori non sono convinti della capacità del governo di cambiare profondamente la congiuntura economica.”

E che i francesi abbiano pesanti dubbi sulla capacità dell’attuale maggioranza lo si è visto in maniera più che evidente nelle ultime tornate elettorali con la vittoria a mani basse del fronte nazionale.

Hollande, dal canto suo, prova a tessere tele in grado di resistere alle pressioni, sin qui abbastanza lievi, che arrivano da Bruxelles sulla salute dei conti pubblici francesi. Nell’oramai consueta visione contrapposta di crescita e conti in ordine, il presidente francese ha individuato nel premier italiana Matteo Renzi un interlocutore, parrebbe, privilegiato.

A leggere i giornali (la tara quindi fatela voi) dalle parti di Parigi si sono “fatti persuasi”, come direbbe Montalbano, che occorre chiedere alla Germania, una revisione concettuale su cosa sia debito e cosa sia investimento. Resta però un piccolo particolare, che hai cittadini francesi non è scappato: mancano i provvedimenti concreti e idee altrettanto concrete su come eventualmente sfruttare le somme disincagliate dal patto di stabilità.

A confermare che lo stato di fibrillazione dell’esecutivo francese rimane molto alto arriva la notizia che, nell’intricata vicenda Alstom, la GE si sarebbe impegnata alla creazione di almeno 1000 nuovi posti di lavoro netti nel primo triennio con tanto di penale (50mila euro per posto mancante) da versare nelle casse parigine. Per una società, Alstom, che impiega stabilmente 93000 persone, i 1000 posti paiono sinceramente risibili ma il governo transalpino è riuscita a spacciare la notizia come una svolta epocale, pietra miliare per futuri accordi.

Creare posti di lavoro sotto minaccia di penale: poche idee e confuse all’ombra della Tour Eiffel.

(Foto: quotidiano.net)

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