Banche. Tra crediti deteriorati e bassa redditività, Deutsche Bank è solo la punta dell’iceberg.

Il comparto bancario continua a ballare pesantemente sui mercati finanziari. Mentre scrivo le quotazioni di Deutsche Bank, la più in vista tra le traballanti, lascia sul terreno poco più dell’8% portandosi sotto i 10 euro per azione. Ma se Berlino piange, il resto d’Europa non ride e dovrà affrontare il nodo della redditività bancaria.

Deutsche rischia di saltare sui continui deflussi di capitale, nelle ultime ore grossi Hedge Funds americano hanno spostato derivati da DB (per i quali agisce da clearing house) ad altre banche. La cifra non è definita ma si parla di diversi miliardi di dollari.

La crisi di fiducia e l’accresciuta avversione al rischio potrebbero creare un effetto “fuga di massa” capace di mettere al tappeto il colosso tedesco. Ed il sistema del bailin (si, proprio quello tanto amato dai tedeschi) rischia di accelerare l’avvitamento (più aumentano le notizie negative, più i risparmiatori tedeschi percepiscono il rischio di essere risucchiati nel salvataggio, più si riducono i depositi).

Ma se Deutsche Bank paga una politica industriale spavalda c’è un problema più sistemico che l’Europa (e non solo) dovrà affrontare: le banche non sono redditizie. Commerzbank, il secondo istituto tedesco, paventa un ridimensionamento dell’organico, Santander annuncia proprio oggi di aver limato al ribasso i target di redditività per il 2018 tirando in ballo la difficile congiuntura e la prevista frenata nel 2017. Unicredit cede pezzi e Monte Paschi Siena sappiamo cosa stia affrontando.

Draghi insiste nel dire che la politica monetaria non è da considerarsi colpevole delle difficoltà nelle quali si sono trovate le banche nell’ultimo periodo ma la Banca centrale del Giappone non la pensa allo stesso modo tanto che, nell’ultima riunione, ha deciso di spostare i suoi acquisti su titoli a lungo per evitare di intaccare ulteriormente i rendimenti a breve.

Oggettivamente i bassi tassi di interesse rendono i prodotti bancari meno attraenti e gli stringenti vincoli di bilancio rendono parsimoniosa la concessione di crediti (sui cui spread le banche potrebbero, al momento, lucrare molto).

Le prospettive economiche per il 2017 non sembrano invitare all’ottimismo, i tassi di interesse continueranno a rimanere bassi ed il problema redditività continuerà a rendere sempre meno solido un sistema che rischia di dover subire un nuovo round di consolidamento.

 

 

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