Banche, sempre banche, fortissimamente banche

Probabilmente il buon Vittorio Alfieri si risentirebbe non poco per la parafrasi, ma in questa settimana che volge al termine sono state proprio loro, le banche, le indiscusse protagoniste.

L’ultima in ordine di tempo ha un nome che dovrebbe suonare come una garanzia ma che in realtà rischia di riportare le lancette dell’orologio indietro di un paio d’anni; siamo in Portogallo e la banca in questione è il Banco Espirito Santo.

Tutto nasce dalla decisione di ritardare il pagamento degli interessi delle obbligazioni della controllata lussemburghese Espirito Santo International (si, fa un po’ ridere). Una decisione che riguarda pochi clienti e che la banca ha giustificato con la necessità di valutare “l’impatto finanziario della sua esposizione”.

Tanto è bastato per scatenare l’inferno, i nervi ancora scoperti degli investitori hanno fatto il resto: titolo a picco in borsa, listini in rosso, spread in netto rialzo e le autorità – portoghesi ed europee – a cercare di calmare le acque.

Sulla banca pesa soprattutto la difficoltà, da parte degli analisti, di vedere numeri concreti e di capire effettivamente se ci sono o meno problematiche nei conti e la nota diffusa dal Fondo Monetario Europeo è di per sè tutta un programma:

Il sistema bancario portoghese è stato in grado di resistere alla crisi senza significative turbolenze, aiutato dal sostanziale supporto di capitali pubblici e misure straordinarie della Banca centrale europea. Tuttavia, come la Banca del Portogallo ammette, restano sacche di vulnerabilità, che giustificano in alcuni casi misure correttive e in altri casi una supervisione invasiva

Ma la questione banche non è circoscritta al Portogallo, abbiamo visto come nell’est Europa vi siano notevoli tensioni ed anche in Italia esistono delle criticità, specie nelle banche medio piccole. Le parole del governatore di Banca d’Italia, Visco, sono molto precise:

La crisi ha fatto emergere comportamenti inadeguati, imprudenti, talora scorretti da parte degli amministratori. Nella grande maggioranza dei casi di crisi conclamata o di difficoltà, il deterioramento degli equilibri aziendali è dovuto a carenze nel governo della banca e nel processo di erogazione del credito. Su questi profili si è concentrato un terzo degli interventi di vigilanza effettuati nel 2013

Anche se le banche sottoposte ad amministrazione controllata, in crescita nel 2013, rappresentano appena l’1% dell’attività bancaria totale, Visco sottolinea come il sistema delle piccole banche non può reggere così com’è strutturato ora.  Occorre un processo di aggregazione, che in parte è già in atto, che possa migliorare le strutture di costo e la redditività degli istituti. Sulle sofferenze,  aggiunge Visco, è bene prevedere interventi pubblici che possano alleviarne il peso e liberare risorse da destinare al credito “buono” verso imprese e famiglie.

Gli istituti italiani potranno contare anche su una somma cospicua, circa 200 miliardi di euro, che la BCE è pronta  prestare all’interno del piano TLTRO. Miliardi che, nelle intenzioni di Draghi e nelle parole di Visco, dovrebbero riversarsi in larga parte sull’economia reale con i conseguenti effetti sulla ricchezza nazionale prodotta.

Poche settimane ancora ed arriveranno anche i risultati degli stress test previsti dall’EBA e qualcosa nell’aria fa pensare che banche farà ancora rima con ricapitalizzazione.  Nel frattempo gli investitori, scottati di recente, continueranno a vivere un periodo di profonda volatilità con l’effetto domino in agguato per tutta la zona euro.

 

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